La Marvel torna in sala dopo Endgame (che questa notte ha ufficialmente superato Avatar come film con maggiore incasso nella storia) con un film che cerca di raccogliere i cocci di quanto successo.
Fil rouge è la morte di Tony Stark, vissuta in prima persona dal nostro Peter Parker aka Spier-Man ma anche dal mondo intero come una perdita inestimabile.
Il mondo, infatti, si ritrova orfano dei suoi primi supereroi, Iron Man e Captain America (inteso come Steve Rogers) e si è quindi alla disperata ricerca di sostituti. È questo che porta Peter a commettere errori su errori, alla ricerca di un nuovo “Tony Stark” quando Tony stesso aveva visto in lui il suo degno erede.
Dinamico, divertente come un po’ tutti i film dell’MCU (sebbene questo sia co-prodotto dalla Sony, che per ora detiene ancora i diritti sul personaggio di Spider-Man), Far From Home è apprezzabile perché mostra la fragilità dovuta soprattutto all’età di Peter. È un ragazzino interpretato da un ragazzino, finalmente, e come ragazzino si ritrova a confrontarsi con problemi più grandi di lui, questa volta da solo, e con un’eredità scomoda. Ed è un film in cui vediamo Peter crescere e comprendere e soprattutto accettare il suo ruolo di supereroe, non solo più un “amichevole spider-man di quartiere” ma un Avenger che deve difendere il mondo da chi vuole distruggerlo e soggiogarlo.
Ho particolarmente apprezzato il Mysterio di Jake Gyllenhaal, che per quanto abbia diversi punti in comune con altri villains della Marvel, propone una storyline un po’ diversa che strizza l’occhio all’industria cinematografica e al potere dello storytelling.
Inutile dirvi che se ancora non l’avete visto (o se lo avete visto ma avete lasciato la sala appena cominciati i titoli di coda), bisogna tassativamente guardare le due scene post-credits che preannunciano un futuro col botto non solo per Peter Parker ma per tutto l’MCU.
All that cinema! 